Il cuore dell'open source: le licenze |
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Mercoledì 12 Settembre 2007 06:52 | |||
There are no translations available. In funzione del livello di contribuzione richiesto all'utente (gratuità), di disponibilità del codice sorgente (trasparenza) o di importanza data alla nozione di proprietà (diritti d'autore), i software sono designati con i termini di dominio pubblico, liberi, freeware, shareware o proprietari. È la natura della licenza associata al software a determinare l'appartenenza a una delle categorie suddette. Il concetto di software libero è, quindi, associato all'insieme di software coperti da un tipo di licenza particolare: le licenze di software libero [4,12] . Giuridicamente, il software libero non è un software senza diritti: esso resta governato dalle disposizioni della licenza e l'autore del software resta il titolare dell'insieme dei diritti di autore. Le licenze di software libero consistono in una messa a disposizione del software con l'intento di permettere la libera evoluzione del software medesimo. La licenza non ha per scopo il trasferimento di un diritto di proprietà o la rinuncia al diritto di autore o di "far cadere" il software nel pubblico dominio; diffondendo il proprio software libero l'autore può assicurarsi che la libera utilizzazione del software non sia perturbata dalle azioni dei soggetti alla licenza. Richard Stallman e la FSF [9] definiscono il concetto di copyleft in contrapposizione al tradizionale copyright: ove il copyright tende a tutelare il diritto d'autore, anche attraverso limitazioni all'accesso della conoscenza, mentre il copyleft intende tutelare il più generale diritto della collettività a fruire dei prodotti dell'innovazione. I principi del copyleft vengono formalizzati dalla FSF nella cosiddetta General Public License (GPL). Il cliente di accordo GPL è vincolato a utilizzare a sua volta la GPL e dovrà, quindi, fornire il codice sorgente delle estensioni realizzate. In altre parole, la GPL è un modello di licenza ricorsivo. Il codice e le "libertà" a esso associate diventano così legalmente inseparabili. Il mondo dell'open source non coincide con la GPL. Esistono modelli di licenza alternativi quali ad esempio, LGPL (Lesser General Public License), Artistic, BSD (Berkeley Software Distribution), MPL (Mozilla Public License) ecc., che prevedono, in forme differenti, l'apertura del codice sorgente. Alcune licenze, coma la GPL, vietano la realizzazione di soluzioni proprietarie a partire dal software libero. Altre licenze, come le licenze tipo MIT o BSD, consentono le derivazioni proprietarie. Questa possibilità offerta allo sfruttamento proprietario di una base di codice costituisce la principale distinzione fra le differenti licenze di software libero. Secondo l'Open Source Initiative trentuno licenze rispondono ai criteri dell'associazione stessa. Le licenze OSS non prescrivono che il software debba essere ceduto gratuitamente. Il software open source non è alternativo al software commerciale: il modello OSS non preclude la presenza di distribuzione commerciale, di fornitori di valore aggiunto o di servizi di supporto. È corretto definire l'OSS come alternativa al modello di licenza proprietario (closed source), in cui l'accesso al codice sorgente non è concesso e il fornitore del software vende all'utente una "licenza d'utilizzo", temporanea o illimitata, che consente l'uso del prodotto, ma non implica in nessun modo che l'utente acquisisca la proprietà del software.
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Ultimo aggiornamento Venerdì 21 Settembre 2007 08:48 |