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Gli operatori puri del software libero Nei primi anni '90, mentre Linus Torvalds sviluppava le prime versioni di Linux, altre novità importanti si manifestavano in diverse comunità scientifiche. In California, Bill Jolitz portava a compimento la distribuzione Net/2 dello Unix della Università di California di Berkeley, chiamato BSD, con lo stesso obiettivo di Stallman e di Torvalds, ossia offrire al mondo uno Unix libero dal copyright della AT&T. Quella prima versione era rivolta ai personal computer della famiglia Intel 80386, ma fu il progenitore di una ricca famiglia di prodotti liberi. Oggi i noti Yahoo! e Hotmail utilizzano uno dei figli recenti di 386BSD, chiamato FreeBSD, per gestire i loro servizi in rete che sono rivolti a milioni di utenti, mentre altre imprese utilizzano due altri figli prediletti, come OpenBSD, orientato alle esigenze della sicurezza, e NetBSD, finalizzato all'ottimizzazione delle prestazioni nella gestione dei protocolli di Internet. Nel 1994 iniziava lo sviluppo di Apache, quello che è oggi considerato il più importante e diffuso "www server" a livello mondiale. In quel tempo, il mercato dei server era dominato da due prototipi, quello sviluppato al CERN di Ginevra, il laboratorio comunitario finalizzato alle ricerche sulle particelle ove un paio di anni prima era nato il protocollo HTML (Hyper Text Markup Language) per la distribuzione dell'informazione su Internet, e quello del NCSA (National Center for Supercomputer Applications) dell'Università dell'Illinois. Il leader dello sviluppo di Apache fu Brian Behlendorf, un tecnico e programmatore allora ventunenne, come Linus Torvalds tre anni prima, quando aveva iniziato la programmazione di Linux. Behlendorf gestiva uno dei primi Internet Service Provider (ISP) commerciali e sentiva il bisogno di continui miglioramenti del servizio, ma i ricercatori dell'NCSA recepivano lentamente i suoi suggerimenti: in parte, perché il gruppo originario che aveva sviluppato il server si era staccato per fondare Netscape e sviluppare un nuovo browser e in parte, perché in quel tempo l'Università dell'Illinois stava trattando la vendita delle licenze del proprio server con alcune società commerciali. Per questa ragione Behlendorf e altri sei giovani progettisti e programmatori costituirono un gruppo autonomo che rapidamente si espanse e produsse quell'autentica meraviglia che è Apache. La diffusione di questo prodotto, prima nella comunità scientifica e successivamente anche nelle imprese, è stata eccezionale. I server Apache, che erano il 31% del totale nel '96 sono saliti al 55% nel '99 ed oggi, inizio del 2002, si valuta che essi siano più del 60%. Nel 1987 Larry Wall, un programmatore della Burroughs, un'azienda, ora confluita nella Unisys, sentì il bisogno di uno specifico linguaggio di programmazione che consentisse come il C lo sviluppo di algoritmi anche molto complessi e nello stesso tempo svolgesse funzioni di gestione del sistema operativo. Nacque così il Perl (Practical Extraction and Reporting Language) che fu subito distribuito in rete ed ora è diffuso nell'ambiente di programmatori di server Apache. Linux, BSD, Apache e Perl sono i quattro progetti più noti che sono nati negli anni '90 e sono stati coronati dal successo. Non sono co- munque i soli, perché non vi è area dell'elaborazione e della trasmissione dei dati che non abbia visto nascere almeno un progetto significativo volto allo sviluppo di software libero. Mentre in ambiente accademico o molto vicino all'accademia si sviluppavano questi importanti progetti, nascevano e si espandevano rapidamente le prime imprese per l'utilizzazione commerciale del software libero. Red Hat è forse la più nota fra le imprese che hanno il software libero come "core business". Distribuisce in tutto il mondo il sistema operativo Linux, programmi vari associati a Linux e la documentazione relativa. Inoltre, vende servizi di assistenza, progettazione e consulenza. Infine, ha creato una consociata, Red Hat Advanced Development Labs, ove operano alcuni programmatori ad alto livello, ai quali è stato affidato il compito di collaborare a progetti internazionali come il noto GNOME (GNU Network Object Model Environment), nato in ambiente messicano con l'obiettivo di sviluppare il corrispondente software libero della suite Office di Microsoft per le applicazioni dell'ufficio. Una storia parallela è quella di VA Research, che vende prodotti hardware sui quali sono stati installati moduli software della famiglia GNU/Linux. Red Hat e VA Research non sono le uniche aziende che abbiano scelto il software libero come oggetto preminente della loro attività industriale. Tra le altre si ricordano TurboLinux, Caldera, Linuxcare, Cignus, Abisoft, BitWizard, Digital Creations; anche alcune piccole aziende italiane, come la milanese Prosa e la pisana Icube, operano esclusivamente o prevalentemente nell'area del software libero. ^top Il software libero alla guerra Oltre agli operatori che potremmo definire "istituzionali" in quanto operano soltanto nel settore del software libero rispettando completamente le sue regole - distribuzione del codice sorgente e libertà di duplicazione e modifica, in primis -, come Red Hat, Caldera, Debian, TurboLinux, VALinux, anche i grandi, tradizionali protagonisti dell'informatica sono entrati, o stanno entrando, nel nuovo comparto industriale. Il più importante di questi è certamente IBM, la madre dell'informatica mondiale, che continua a dominare il mercato dei mainframe, i grossi calcolatori che costituiscono tuttora l'intelligenza centrale delle grandi organizzazioni pubbliche e private, dai ministeri alle banche, dalle grandi imprese produttive alle società della distribuzione e dei trasporti. Oggi, la gelosia della progenitrice e forse il timore della propria scomparsa induce i manager dell'IBM a sognare che il software libero possa erodere il mercato e il potere di Microsoft. In particolare, i responsabili di IBM sognano che Linux soppianti Windows nella ricca prateria dei personal computer e dei mini. Per questa ragione, tutte le linee di progetti IBM, dai personal computer ai server, dai cluster ai mini, dai mainframe agli elaboratori paralleli di alte prestazioni, supportano Linux. Per promuovere questa scelta, la stessa IBM ha lanciato una campagna pubblicitaria basata sul trittico "peace, love and Linux". Lo slogan è piaciuto ai pittori di strada americani che hanno ridipinto quel trittico sulle pareti e sui marciapiedi di molte città. Molto diversa, anche se finalizzata alla stessa tipologia di business, appare la politica di Sun Microsystems. Questa società trae la maggioranza dei propri profitti dalla vendita di minielaboratori utilizzati prevalentemente come server nelle reti aziendali o in Internet. Su queste macchine installa uno Unix proprietario, chiamato Solaris, che è seriamente minacciato da Linux. Per fronteggiare questo pericolo, i manager di Sun hanno recentemente deciso di distribuire liberamente il codice sorgente di Solaris, ma le vendite di questo sistema operativo sono ancora proposte sulla base di royalty per copia, senza diritto di duplicazione o ridistribuzione. A metà degli anni '90, in concomitanza con l'esplosione dell'importanza di Internet, Sun ha proposto al mercato un interessante linguaggio di programmazione, chiamato Java. Oltre al valore concettuale derivante dalle proprietà formali, e in particolare dall'orientamento alla cosiddetta "programmazione ad oggetti" che consente migliore qualità e maggiore produttività nello sviluppo del software, Java è finalizzato alla realizzazione di programmi applicativi per Internet. I programmi di navigazione, i cosiddetti browser, insieme alle pagine WWW (World Wide Web) possono estrarre dai server remoti opportuni programmi chiamati "applet", scritti, appunto, in Java. Per incentivare l'impiego di Java e l'utilizzo dei propri prodotti hardware e software, Sun ha promosso un'iniziativa mondiale open source, chiamando a raccolta i programmatori liberi di tutto il mondo. La libertà di questi non è comunque quella massima rappresentata dalla licenza GPL di Stallman, in quanto Sun si è riservata il compito del coordinamento globale e il ruolo dei programmatori liberi è confinato agli strati applicativi. In sostanza, il sogno di Sun è rappresentato da un'enorme terra emersa di programmi free galleggianti sul mare della tecnologia proprietaria di Sun. Un terzo ricco neofita del credo del software libero è Oracle, l'azienda mondiale che domina l'importante mercato dei D.B.M.S. (Data Base Management System), ossia dei sistemi software per la gestione degli archivi di dati. Il Presidente di Oracle, Larry Ellison, è un nemico giurato di Bill Gates per antipatia personale e feroci scontri sul mercato. Appoggiando Linux, Larry Ellison conta di indebolire Microsoft, come è nel disegno di IBM. Inoltre, la diffusione di Linux consentirebbe l'indipendenza dei DBMS di Oracle da sistemi operativi di concorrenti pericolosi, come Solaris di Sun. In sintesi, il sogno di Oracle è, come quello di Sun, rappresentato da una terra ferma proprietaria, il suo DBMS, galleggiante su un mare libero e gratuito. Anche Intel, il più importante produttore mondiale di microcircuiti in generale, e di microprocessori in particolare, si sta innamorando di Linux. Per due decenni la "santa alleanza" nota come Wintel, ossia Windows + Intel ha retto a ogni tentazione disgregatrice, condizionando nel bene e nel male lo sviluppo dell'informatica e delle sue applicazioni. Nel bene, in quanto ha reso possibile la diffusione mondiale di centinaia di milioni di personal computer a basso costo. Nel male, come associazione perversa: Intel, realizzando microprocessori sempre più potenti, ha reso possibile l'utilizzo di sistemi operativi e programmi applicativi di Microsoft sempre più ricchi e complessi, mentre la crescita della complessità di questi ultimi ha reso necessario l'impiego di microprocessori sempre più veloci e di memorie sempre più capaci. Negli ultimi anni, però, i vincoli di sangue impressi il giorno della nascita di Microsoft si sono allentati. Probabilmente a cercare l'indipendenza per prima è stata prevalentemente Microsoft che, ad esempio, ha aperto il sistema operativo Windows NT alle architetture non Intel (come Power PC di IBM, Motorola ed Apple, ALFA di Digital Equipment Corp., SPARC di Sun) e recentemente ha proposto il nuovo sistema operativo WindowsCE per le piccole unità di calcolo, come i palm top computer (i calcolatori che stanno sul palmo della mano) e le varie Internet Appliances, le micro-unità per navigare in rete. In compenso, Intel non ha ripudiato Microsoft ma non nasconde più la propria simpatia per Linux. ^top La guerra civile delle licenze Durante gli anni '80 il tipo di licenza adottato prevalentemente nella distribuzione del software libero fu la GPL di Stallman, di cui sono state individuate le caratteristiche principali nel primo capitolo di questo articolo. Negli anni '90 è prevalsa invece, nell'ambito della comunità dei programmatori del software libero, una linea politica più liberale e pragmatica volta a promuovere la diffusione del software open source anche a costo del sacrificio dei principi di Stallman, compreso il "diritto di copia di sinistra" e il rigore della GPL. In particolare, l'organizzazione Debian, nata nel 1995 per promuovere la diffusione di Linux, propose le cosiddette "Debian Free Software Guidelines" che consentivano una grande flessibilità nell'uso del software libero, compresa la possibilità di fondere software libero e software proprietario. Queste guideline furono adottate e chiarite un paio d'anni dopo dalla cosiddetta "Open Source Iniziative" in un documento noto come "Open Source Definition". Quel documento precisava che le licenze non debbono porre vincoli sul software che viene distribuito insieme al software open source e che pertanto software libero e software proprietario possono essere liberamente intermescolati. Contro i pragmatici dell'Open Source Initiative, sono violentemente insorti Stallman e i puristi della Free Software Foundation. La figura 1 rappresenta Stallman fotografato ad una conferenza negli abiti e con l'aureola (la superficie attiva di un hard disk della prima generazione) di Saint I-GNU-tius. Gli anatemi, che un tempo erano rivolti a Microsoft, erano diretti quel giorno ai fedifraghi della Open Source Initiative. Ne è nata una guerra civile che tuttora imperversa nella comunità dei produttori e degli utilizzatori del software libero. ^top Tempo reale e automazione Negli ultimi mesi l'importanza di Linux come strumento tecnico e come prodotto di mercato è considerevolmente aumentata. Le ultime versioni si sposano perfettamente con tutte le unità hardware più diffuse - processori, memorie, video, controllori di dischi, lettori dei nuovi dischi ottici DVD, schede di rete e altri apparati di comunicazione -, adottano interfacce grafiche avanzate, possono essere installate e configurate anche dai meno esperti. La versione server consente la cifratura dei documenti ed è aperta alle più importanti funzionalità della Rete. Secondo la IDC (International Data Corporation), un'importante azienda che opera nel settore delle valutazioni commerciali, i server Linux hanno raggiunto il 27% del mercato, sempre più vicini ai server Microsoft attestati al 41%. Comunque, il mercato dei prodotti informatici classici, quelli che ammiriamo nelle banche, nelle pubbliche amministrazioni, negli uffici, è soltanto la punta emergente di un iceberg molto più grande di quanto vediamo. Una delle aree tecnicamente ed economicamente più importanti dell'"altra" informatica è quella dell'automazione del lavoro. Sono microcalcolatori o microcontrollori quelli che controllano le lavorazioni e le movimentazioni elementari; sono "personal computer" o PLC (Controllori Logici Programmabili) quelli che coordinano tutte le attività di un'isola di lavorazione; sono elaboratori di fascia più alta quelli che controllano tutti i flussi produttivi e il coordinamento di questi flussi con gli approvvigionamenti, i magazzini, le filiali di vendita. Non soltanto i prodotti, ma la stessa industria pesante di oggi, ossia l'industria degli strumenti della produzione, è divenuta più leggera dell'aria leggera come il pensiero. Milioni di istruzioni software, dieci piani di morbidezza, a bordo dei microcontrollori, dei controllori logici programmabili, degli elaboratori di stabilimento e di azienda, sono diventati gli strumenti fondamentali di produttività, qualità, competitività. Il nocciolo di questa montagna di software è il "sistema operativo", che deve operare in "tempo reale", ossia deve dare comandi e risposte in tempi predefiniti, prevedibili e relativamente brevi. Un segnale d'allarme che provenga dal sensore di pressione di una caldaia deve poter essere elaborato in un tempo così breve da consentire l'apertura della valvola di sicurezza prima dello scoppio della caldaia. Sino a pochi mesi fa tutto il software di automazione e, in particolare, il sistema operativo in tempo reale erano prodotti da aziende specializzate che vendevano software "proprietario", generalmente su commessa. Il loro compito era diventato sempre più complesso e difficile, perché il ritmo con cui nuovi componenti hardware venivano introdotti sul mercato e la rapidità di obsolescenza dei vecchi componenti richiedevano investimenti sempre più onerosi. Per questa ragione, molti operatori del settore stanno puntando sul software libero e su Linux in particolare. Linux offre potenti strumenti per la gestione del sistema, una ricca dote di programmi di servizio per la gestione delle unità periferiche, affidabilità e robustezza. Soprattutto, a differenza di Windows, Linux è intrinsecamente modulare, per cui può essere variamente configurato in funzione delle specifiche esigenze. La disponibilità del codice sorgente e la trasparenza che ne deriva consentono di ritagliare i singoli moduli in modo non soltanto da attuare la configurazione ottimale, ma anche da consentire una modellazione matematica del suo comportamento e verificare la rispondenza alle specifiche esigenze del tempo reale. ^top Il Software libero "incastonato" Più del 95% dei microprocessori che sono prodotti ogni anno sono destinati non all'industria dei calcolatori e degli apparati per le telecomunicazioni, ma agli altri comparti produttivi. Qualunque oggetto di produzione recente si prenda in mano, dal giocattolino per i bambini alla bilancia della cucina, contiene, nascosto al suo interno, almeno un microprocessore e molto software. Secondo i calcoli di qualche esperto di valutazioni finanziarie, la dimensione economica di tutto questo software "incastonato", come chi scrive ama tradurre la denominazione inglese "embedded", è dell'ordine di mille miliardi di Euro ogni anno. Proprio questa enorme dimensione economica sta inducendo migliaia di aziende manifatturiere di tutto il mondo a introdurre il software libero nei propri prodotti. In questo comparto, Linux sta giocando la parte del leone, in virtù dei suoi pregi di affidabilità, qualità, modularità, configurabilità e, soprattutto, basso costo. Sono le stesse ragioni che stanno determinando il successo di questo gioiello del software libero nell'area delle applicazioni in tempo reale cui è stato dedicato il paragrafo precedente, e il legame fra le due aree applicative diviene ogni giorno più forte. Infatti, molti sistemi operanti in tempo reale appartengono alla categoria dell'informatica "incastonata" e la maggioranza dei prodotti di questa categoria deve generalmente operare in tempo reale. ^top Software libero e Telecomunicazioni Attualmente, il mondo delle tecnologie e dei prodotti per le telecomunicazioni è diviso in due emisferi. Il primo è costituito dall'antico continente che ha il suo baricentro nella terraferma della tradizionale telefonia analogica. Questo emisfero è dominato da soluzioni antiche, basate su tecnologie e software prevalentemente proprietari. Il secondo emisfero è costituito dal grande oceano di Internet, dominato da tecnologie e software liberi, su cui galleggiano piccoli arcipelaghi di prodotti proprietari - tipicamente quelli della telefonia cellulare - emersi frettolosamente negli ultimi anni. Gli studiosi dell'ambiente ci hanno avvisato che il livello degli oceani sta salendo e che molte delle terre emerse rischiano di essere inghiottite dalle acque. Vi sono chiari segni che lo stesso fenomeno si sta manifestando nel mondo delle tecnologie e dei prodotti per le telecomunicazioni, con l'oceano del software libero che sta iniziando a sommergere le terre ferme delle soluzioni proprietarie. Motorola, l'azienda che domina il settore della telefonia mobile ove il software è sempre stato proprietario, ha dichiarato, ad esempio, l'intenzione di liberalizzare il proprio software e, come primo passo, ha firmato un accordo di collaborazione con Collabnet, che progetta e costruisce strumenti per sviluppi cooperativi basati su software libero. Nell'ambito di questa collaborazione, Collabnet pone un sito e una linea di strumenti specifici a disposizione della comunità dei programmatori intenzionati a collaborare al progetto. Motorola fornisce, invece, i propri strumenti e il proprio ambiente di sviluppo per realizzare programmi applicativi per una nuova linea di apparati di comunicazione e elaborazione, chiamati iDEN (Integrated Digital Enhanced Network), che saranno presto adottati da alcuni operatori negli Stati Uniti e in Canada. ^top
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